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Paola Egonu e il razzismo, 'se ti strapagano taci': l'ultimo tentativo di chiuderle la bocca. Poi arriva lo studio sui calciatori e conferma: esiste, eccome

di Claudio Strati

Torna in Italia Paola Egonu. La giocatrice di volley probabilmente più forte al mondo lascia la Turchia e rientra. Giocherà a Monza. La conosciamo per la sua forza in campo e per la sua libertà di parola. Ha spiegato in più occasioni di aver conosciuto il razzismo, da ragazzina e da grande.

Di recente ha ammesso la sua stanchezza di essere considerata diversa per il colore della pelle, le chiedevano “ma tu sei italiana?” e poi battute e battutacce.

Impressionante la serie di populismi di infimo livello contro di lei. Ora che torna in Italia si sono scatenati, per la serie “Visto che ti strapagano adesso chiudi la bocca”. Ci vuole coraggio a dire delle idee del genere, anche da parte di esimi giornalisti secondo i quali, siccome guadagnerà un milione, Paola dovrà smettere di dire ciò che pensa su Italia e italiani, ovvero i suoi concittadini. Da parte degli stessi giornalisti che magari amano discettare se una società di calcio ha speso abbastanza centinaia di milioni o no per rinforzare la squadre, o se Ronaldo merita più o meno delle decine di milioni con cui vengono pagati i suoi ingaggi. Una cosa simile l’ha sostenuta pure una dirigente di Federvolley , Carla Burato, intervistata dal Giornale di Vicenza. Visto che prende più del presidente Repubblica, ha detto in sostanza, la smetta di tacciare l’Italia come 'uno schifo'…

Incassare e tacere, che bell'insegnamento

Insomma davanti ai soldi, per certi giornalisti e dirigenti sportivi (e lasciamo perdere i leoni da tastiera, fauna di cui i social abbondano), bisogna cucirsi la bocca. Intascare e tacere. Sono posizioni inaccettabili e arretrate, ovviamente, in un Paese civile, ma lorsignori manco se ne accorgono. Paola Egonu sicuramente non baratterà degli ingaggi con il silenzio e il far finta di nulla. Deve continuare a dire la sua, oltre che a giocare a pallavolo, altrimenti si finisce a vivere in una nazione recinto dove primeggiano le bocche cucite, l’indifferenza e la convenienza.

La lunga intervista a Vanity Fair

Tra l’altro, dopo le sfuriate e la canea di critiche post Sanremo e i tentativi di stoppare l’invito e gli interventi di Paola, sono saltati fuori altri altarini che hanno messo a nudo l’arretratezza del Paese (di una sola parte fortunatamente) e anche di una certa informazione. Succede che Paola Egonu, poco prima del festival, rilascia una lunga intervista-manifesto a Vanity Fair, dove tra l’altro dice che «se mio figlio sarà di pelle nera vivrà tutto lo schifo che ho vissuto io». Poi politici e giornalisti commentano l’inopportunità della sua presenza a Sanremo, per censurarla, e quindi accade quel che accade. L’intervento di Paola sul palco dell’Ariston c’è ed è pungente al punto giusto, anche se magari un pochino calmierato. Proseguono gli attacchi anche dopo.

 

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Razzismo nel calcio, sempre di più

Ma pochi giorni dopo si vengono a sapere altri dati. Ecco, testuale nelle agenzie, che nel calcio “l’onda lunga del razzismo non rallenta”. Da un’analisi ufficiale presentata nientemeno che dall’Aic, Associazione Italiana Calciatori, risulta che il razzismo negli stadi del pallone è una realtà che non si sa come fermare. Il report dello studio “Calciatori Italiani Sotto tiro” ha censito 121 casi di razzismo, violenza, intimidazione e minacce contro calciatori e calciatrici, professionisti  dilettanti.

Colore della pelle, ogni domenica nel mirino

E sono in aumento. Vedi Boateng che se ne va dopo gli insulti razzisti, con partita (amichevole, tra l’altro) sospesa. I calciatori neri sono il primo bersaglio dei casi di razzismo (39%), seguiti poi da atleti dei Balcani (11%) e dell’America Latina (8%). Oltre al colore della pelle, nel mirino c’è anche la provenienza dalle regioni meridionali. Un caso di razzismo su due si registra al Nord, e la Lombardia è in testa davanti al Lazio. 151 gli arbitri aggrediti nei campi di calcio, soprattutto nei settori giovanili: otto erano donne. E il presidente della Figc ha preso atto che il daspo ai tifosi razzisti, con valore deterrente, non basta più.

La contraddizione dell'informazione

Tutto ciò nel presunto Olimpo del calcio, portato in palmo di mano da politica e mondo dell’informazione. E poi si preoccupano se Paola Egonu, l’azzurra originaria di Cittadella e cresciuta nelle giovanili del Galliera tra Alta Padovana e Bassanese, dice la sua. 

 

Foto. Nel titolo un selfie di Paola Egonu su instagram

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