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Gianni Minà, quella semplice lezione di giornalismo che smascherò la grande frode sportiva ai mondiali di Roma '87. Video

Gianni Minà, quella semplice lezione di giornalismo che smascherò la grande frode sportiva ai mondiali di Roma '87. Video

di Claudio Strati

Se n’è andato, per sempre, a 84 anni, Gianni Minà. Il celebre giornalista, che in grande semplicità ha avuto una carriera formidabile, riuscendo a incontrare, intervistare, conoscere, personaggi di peso mondiale come Castro, Mennea, Maradona, grandi della musica e della cultura, ha lasciato delle impronte nell’informazione sportiva.

Tutti lo hanno ricordato per le sue interviste mondiali, noi desideriamo sottolineare un suo intervento decisivo che ha contribuito a riscattare un grande pezzo dello sport italiano. La storia che lo chiama in causa è raccontata nel libro di Alessandro Donati, il grande ex allenatore azzurro che ha combattuto le più storiche battaglie contro il doping, nel suo libro “Lo sport del doping” (edizioni Gruppo Abele, 2012).

Quel capitolo è un thrilling

Da pagina 89 a pagina 114 Donati racconta l’incredibile vicenda del mondiale di atletica romano del 1987, un capitolo che tutti dovrebbero conoscere, quando i vertici dello sport federale cercarono di guadagnare una medaglia in modo scorretto. Vittima, come scrive Sandro, il saltatore in lungo italiano, di Padova, Giovanni Evangelisti (allora allenato da Dino Ponchio), che l’autore spiega essere stato all’oscuro della manovra. Sta di fatto che le ricostruzioni raccontano che grazie a una “combine” venne allungato nella misurazione di quasi mezzo metro l’ultimo salto dell’atleta, regalandogli così il bronzo.

La denuncia e l'esposto

Bypassiamo i minuziosi passaggi descritti da Donati, protagonista principale della vicenda, di godibilissima lettura, con il sapore del thriller e dell’impossibile. Fatto sta che Donati, il giorno dopo la gara, va a denunciare dai carabinieri la faccenda, poi presenta un esposto al Coni e quindi il Coni stesso nomina una commissione di indagine. Ma c’è odore di “poteri forti” che desidererebbero insabbiare il tutto. E qui salta fuori il ruolo dell’informazione. Sul Tg2 il giornalista Santalmassi già aveva mandato le immagini e una ricostruzione dell’abnorme misurazione, ma quando si arriva al rush finale, quando serve  trovare la “prova regina” per smascherare la frode sportiva, a “salvare” Donati, poiché nei filmati registrati dalla Rai non si trovano tracce di documentazione di quanto accaduto, arrivano l’intuito e la conoscenza del lavoro di Gianni Minà.

Quella telecamera scappata ai controlli 

Succede che due giovani giudici praticanti, che non avevano fatto parte della “combine” ma che erano stati intorno alla buca del lungo con l’incarico di rastrellare la sabbia, spiegano che c’era una telecamera fissa a fondo buca che deve aver registrato il tutto. Alessandro Donati ha la presenza di spirito di chiamare subito Minà, che conosce bene, il quale capisce al volo la situazione e incarica immediatamente la sua segretaria di andare nell’archivio Rai, fare una copia della videocassetta e riportare l’originale al suo posto. Operazione che si dimostrerà fondamentale per scompaginare certe manovre e far emergere la verità.

Video. La finale del lungo a Roma 1987. Evangelisti al minuto 5'59

 

«Videocassetta numero 9», e cala il gelo

In questo modo, come scrive nel suo libro, Donati può presentarsi alla commissione Coni, siamo verso fine gennaio 1988, e suggerire di visionare «la videocassetta n. 9 del 5 settembre 1987, con inizio alle ore 19.15 e conclusione alle 21.47». Restano tutti stupefatti e senza parole. E qualche giorno dopo la commissione informa Donati che non era stata trovata traccia della videocassetta che lui aveva segnalato. Cioè negli scaffali Rai non esisteva… Alessandro Donati avverte Gianni Minà che, scrive, «accortamente e ben conoscendo l’ambiente e le sue compromissioni, aveva copiato e ben custodito la videocassetta incriminata». E cosa fa Minà? Il giorno stesso manda in diretta, durante la seguitissima trasmissione sportiva Dribbling sulla seconda rete Rai, in onda poco prima dell’orario di cena, il contenuto del filmato. Una bomba che chiude ogni discussione o insabbiamento.

La prova regina mette tutti in silenzio 

Nonostante ciò, il 23 marzo il Pm chiede di archiviare tutto. Ma la commissione Coni 48 ore dopo non può far altro che smentire le conclusioni del Pm, dicendo che gli 8 metri e 38 del salto non erano tali, e che l’errore non era da attribuire a malfunzionamenti delle apparecchiature ma ad attività poste in essere da una serie di persone individuate. Venti giorni dopo a Londra il consiglio direttivo della Federazione internazionale annulla il salto e stralcia il bronzo, che viene attribuito all’americano Myrricks. E’ evidente che il “potere” sportivo, coadiuvato da avvocati di grido, è stato sconfitto ed è stata segnata una pagina di riscossa dell’etica sportiva. Ma di quella videocassetta ufficialmente “non era stata trovata traccia”. Solo Minà, avvisato da Donati, aveva dribblato tutti, facendo al meglio il suo lavoro di giornalista senza alcuna riverenza verso i potenti.

Foto da Wikimedia Commons. Gianni Minà (particolare) fotografato il 25 luglio del 2010. Credits: foto di Rossella Vetrano from Italia - Flickr, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=20419979

Video da Youtube, "Davideomusic", Iaaf World Championships Rome 87 Part 37. Salto in lungo uomini, finale

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