Psicologia e sport, rieducare il cervello per raggiungere l'alta prestazione (a ogni età)
- Pubblicato Lunedì, 18 Gennaio 2016 08:22
di Raffaella Toniolo*
Per decenni si è pensato che una volta diventati adulti il nostro cervello sarebbe stato incapace di attivare dei cambiamenti.
Escludendo la complessità delle alterazioni associate all’invecchiamento o alle malattie, si è scoperto che le connessioni che si instaurano nel nostro cervello sono incredibilmente dinamiche e hanno una capacità potenzialmente illimitata di modificarsi nel corso di tutta la nostra vita. A qualsiasi età dunque nuovi percorsi neurali possono essere creati, nel bene e nel male, o “rieducati” e la nostra materia grigia può effettivamente modificarsi grazie a questa sua preziosa qualità: la plasticità.
Questa particolarità del cervello può essere sfruttata a nostro vantaggio. Quando sperimentiamo ciò che guida realmente le nostre azioni diventiamo consapevoli di come il nostro comportamento sia determinato in larga misura dai nostri pensieri e, successivamente, realizziamo come tali pensieri siano nutriti con le nostre emozioni.
La nostra fisiologia si compone in sintesi di pensieri ed emozioni e impostandola in questo modo tutto sembra relativamente semplice da gestire. Il viverlo tuttavia è altra cosa.
Che emozioni e pensieri siano alla base del nostro comportamento sembra essere la ragione per cui come atleti, studenti, imprenditori, businessman e ognuno di noi come persona investiamo più o meno tempo ed energie nel riprenderci da un fallimento o la ragione per cui sperimentando dei fallimenti siamo portati a rinunciare completamente ai nostri obiettivi o a rialzarci velocemente.
Se la persona non impara una sana gestione di pensieri ed emozioni e a trasformare i fallimenti in occasioni di apprendimento rischierà di ripeterli più e più volte entrando in una spirale negativa. Quando emozioni e pensieri perdono la loro sincronia e la loro unità, il comportamento cui danno frutto potrebbe portare a prestazioni mediocri, decisioni incoerenti e rischiose o a comportamenti poco funzionali al raggiungimento dei propri obiettivi.
In ambito sportivo, ad esempio, quando un atleta “non funziona” al meglio spesso questo è dovuto al fatto che sistemi complessi (mente, corpo e ambiente) e processi interni ed esterni non lavorano insieme in armonia.
È importante che atleti, allenatori e membri del team si confrontino sulla performance non solo quando ha un esito negativo ma anche quando si raggiunge l’obiettivo stabilito e ripensino efficacemente ai processi messi in atto durante la competizione, compresi quelli emotivi e mentali, che contribuiscono alla migliore prestazione possibile per quell’atleta. E questo non dovrebbe essere relegato solo all’ambito sportivo ma ampliato anche ad altri aspetti della vita, indipendentemente dal fatto che siamo atleti, studenti, imprenditori, genitori e così via.
La consapevolezza del nostro agire e del nostro reagire alle situazioni, la conoscenza di “come funzioniamo” diventa la chiave del nostro miglioramento continuo nelle nostre performance, la chiave del nostro progresso nella realizzazione della nostra vita e nel raggiungimento dei nostri obiettivi.
Siamo in un continuo divenire di segnali interni ed esterni, elettrici, elettromagnetici, energetici, termici, acustici, emotivi, cognitivi... Siamo un flusso continuo di dati fisici e psichici che si trasformano in espressioni fisiologiche e comportamentali e viceversa. In questo esperimento della natura quello che siamo ora è l’ultima versione possibile di un noi in evoluzione, la versione con le migliori prestazioni possibili a oggi ed è per questo che è importante, nella ricerca del nostro progresso, prenderci cura di noi stessi con una “buona programmazione” fisica, emotiva, mentale, occupandoci di “questa macchina e delle sue prestazioni” nel miglior modo possibile. Un semplice trucco per l’alto rendimento? Per avere il meglio, conosciamoci meglio e usiamoci al meglio... Il libretto di istruzioni esiste e sta nel diventare via via più consapevoli di noi stessi.
*coaching e psicologia del lavoro e dello sport
www.raffaellatoniolo.it