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Heysel, la strage e quell'omicidio persosi nel tempo

Heysel, la strage e quell'omicidio persosi nel tempo

di Claudio Strati

Nel trentennale della tragedia dell’Heysel, lo stadio di Bruxelles dove si consumò il 29 maggio del 1985 la spaventosa pagina dell’assalto degli hooligan prima della finale Juve Liverpool,

con 39 morti, di cui due bassanesi, Mario Ronchi e Amedeo Spolaore, ci sono stati tanti ricordi e tante manifestazioni, con anche la pubblicazione del libro “1985 Heysel, 2015 per non dimenticare”, scritto dai giornalisti Lazzarotto e Pozza e dall’ex arbitro Agnolin.

Noi, come abbiamo già scritto nel numero scorso, abbiamo cercato di ricostruire un piccolo frammento di storia, ovvero riportare in primo piano il fatto (di cronaca) che nei decenni si è un po’ perso. E che cioè la mattanza allo stadio, ormai attribuita nella vulgata comune al fatto che i caduti dell’Heysel sono morti nella calca provocata dall’assalto scriteriato dei facinorosi tifosi britannici, in realtà non fu solo causata da quello.

Infatti, particolare che si ritrova in alcuni articoli del tempo ma che poi via via è andato perduto, contro i (pochi) tifosi britannici finiti sotto processo, e quindi condannati a (pochi) anni di carcere e a pene poco dure, l’indagine fu possibile solo perchè nelle immagini riprese dalle telecamere della polizia locale gli inquirenti videro esattamente, nell’inizio dell’attacco al settore Z, almeno un omicidio, quello di Mario Ronchi.

E l’estradizione fu concessa dalle autorità britanniche dopo l’esame accurato dei giudici inglesi di quelle immagini. Il giornalista Francesco Caremani, di Arezzo (città che come Bassano ebbe due vittime, il medico Roberto Lorentini e la giovane 17enne Giuseppina Conti) autore di “Heysel, le verità di una strage annunciata”, unico libro riconosciuto ufficialmente dall’associazione famigliari delle vittime, ospite in città ha spiegato che dalle autopsie si trovarono diversi corpi anche colpiti da armi da taglio. C’è chi dice che anche lo sfortunato imprenditore bassanese lo fu, magari colpito con una bottiglia rotta alla gola.

Nelle testimonianze riportate nei libri però non se ne parla, non c'è traccia approfondita di questo particolare nei servizi giornalistici del tempo (almeno noi, in alcune ricerche nelle rete, non abbiamo trovato riscontri) e non è per gusto del macabro se sottolineiamo questi particolari. Ma se non si deve dimenticare, è giusto che la memoria non sia solo di una tragedia folle causata da una massa di persone che hanno “spaventato” gli inermi tifosi italiani, ma si sottolinei anche che ci sono stati almeno un omicidio accertato e la determinazione di uccidere.

In rete si trovano molti materiali. Terry Wilson, intervistato alcuni anni fa, uno degli hooligan poi condannati, oggi bagnino e pentito, relatore impegnato in corsi contro la violenza, in un filmato britannico dice: “Vennero da me i poliziotti e mi dissero che dovevo seguirli per l’omicidio di Mario Ronci (dice proprio così, all’inglese, ndr). Io restai incredulo, risi, io avevo dato solo qualche pugno e avevo difeso i fan inglesi... Abbiamo sempre ribattuto alle accuse dicendo che noi non volevamo guai, che eravamo intervenuti per aver visto un bambino inglese importunato dagli italiani...”. Ma Wilson dice anche “ero tra loro” e che non ha saputo astenersi alla legge del gruppo. Questo filmato, ci dicono, è andato in onda, con traduzione in italiano, negli ultimi anni anche su Rai Storia, ma anche questo non l'abbiamo trovato nell'archivio della rere Rai. Si recupera invece, sondando il web con pazienza, la versione originale inglese dove il Wilson di oggi (pochi anni fa) rilascia le sue dichiarazioni, a confronto con altre esternazioni del Wilson di allora (negli anni immediatamente successivi alla strage). Nel video anche frammenti delle riprese sugli spalti, dove l'allora giovane britannico si riconosce con un berrettino in testa.

Ci sono anche immagini del tempo in cui lo si vede preso in consegna dagli agenti britannici, evidentemente quando, ad alcuni anni dal tragico evento, andarono a prenderlo per poi estradarlo al processo belga. E immagini recenti in cui lo si vede occupato nel suo lavoro di assistenza bagnanti in una piscina. Di Terry Wilson si trovano anche spezzoni tradotti in italiano, in programmi Rai (ma non quella parte prima citata), dove parla della follia collettiva che attraversa una folla scriteriata - e, aggiungiamo, magari inebetita dall'alcol e dalla birra tracannata a litri - nella quale lo spirito gregario spinge a qualsiasi nefandezza perchè, nel gruppo, cadono i valori personali e ciascuno pensa di poter fare tutto, anche le cose più degradate e degradanti.

C’era poco da ridere, però, e il pentimento postumo di Terry la dice lunga. Sfogliando i libri, soprattutto i due citati, in particolare quello di Caremani, le fotografie parlano in modo terribile. Confrontando i vari scatti, si notano i corpi dei due amici bassanesi, caduti a pochi metri di distanza. Il maglioncino a quadri di Ronchi è quello che ha fatto individuare nei video il suo caso, e ancora oggi nelle foto risalta in modo chiaro. Mani pietose gli coprirono il viso proprio tirandogli su quel pullover, su cui si vede anche del sangue. Un destino tragico, ma anche al centro della (poca) giustizia che si fece.

Foto: Terry Wilson ieri e oggi nei filmati su Youtube, "Heysel Stadium Tragedy, May 29, 1985", pubblicati nel 2013 da Fighters 1985

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