Lo stadio di Cassola, Paolo Rossi, Mennea e una favola dello sport di provincia
- Pubblicato Sabato, 30 Settembre 2023 19:21
Lo chiamavano “maracanà” per consuetudine, ora ha un nome ufficiale. Lo stadio di Cassola a San Giuseppe, in via Brigata Cadore, dove si allenano i ragazzi dell'atletica leggera del GS Marconi, si chiama dal 30 settembre 2023 “Stadio comunale Paolo Rossi“.
L’intitolazione, voluta dall’amministrazione, si è svolta con le autorità locali e la presenza di Federica Cappelletti, moglie del campione scomparso, accompagnata dalle figlie e dal primogenito di Pablito. Federica ha un incarico di responsabilità in Federcalcio per il calcio femminile. Ed è arrivata a presenziare a una cerimonia che ha celebrato lo stadio comunale, quasi una leggenda di periferia con squadre di calcio e atletica che hanno saputo negli anni dimostrare di saperci fare.
Lo sport e i sogni da coltivare
L’assessora Marta Favaro e il sindaco Aldo Maroso hanno aperto la breve cerimonia, ricordando la figura di Paolo Rossi e i mitici tre gol al Brasile nella partita di svolta del mondiale ’82 in Spagna. Federica Cappelletti ha raccontato che Paolo era essenzialità, famiglia, valori. «Mi fa piacere vedere tante persone qui per lui. Mi rivolgo anche ai ragazzi presenti, che Paolo aveva a cuore e a cui avrebbe voluto restituire qualcosa di quanto aveva ricevuto. Raccomandava sempre di inseguire il loro sogno». La moglie di Pablito ha anche ricordato che nella carriera di Paolo Rossi ci sono stati, come noto, momenti difficili, superati a partire dal famoso Mundial. Poi gli interventi di Patrick Pitton della Federcalcio Veneto e Roberto Apo Ambrosi, cantante, amico di Paolo, oste a Marostica dove Pablito andava spesso a trovarlo. E' stato ricordato che Paolo non metteva il calcio sopra tutto, rifiutò il trasferimento a Napoli perché prima veniva la vita, poi lo sport e il lavoro. Una cerimonia molto calciofila, un cult in Italia, ma anche traslata sul valore dello sport in generale, grazie proprio a una frase di Rossi affissa all’entrata dello stadio che ricorda come sia giusto seguire e favorire i sogni dei ragazzi. Quel sogno che proprio lui, ha ricordato Cappelletti, ha inseguito iniziando nei campetti degli oratori, dove le porte si facevano tra due piante di ulivo o con dei sassi. A Federica Cappelletti hanno chiesto: ma quanti stadi ci sono in Italia dedicati a Pablito? «Tanti» è stata la risposta con un sorriso.
Spazi per l’atletica: stadio a doppia disciplina. Paolo e Pietro i più grandi
Si è quindi passati ad inaugurare l’ampliamento degli spogliatoi, che vede un locale da destinare a segreteria per il GS Marconi, atteso diciamo da vent’anni, con due spogliatoi annessi, uno dei quali da finire. Sicuramente spazi estremamente importanti che già nei primi giorni di utilizzo, ad arredo non ancora completato, sono stati utili per delle riunioni organizzative. Personalmente ho avvicinato Federica Cappelletti, dandole il benvenuto dal gruppo di atletica del Marconi e presentandomi come il presidente di questa bella società che, non per vantiarsi ma per restare sul concreto, ha fatto autentici miracoli e ha dato finora otto atleti alla maglia azzurra e che da anni nello stadio celebra il Mennea Day, ricordando il più grande atleta italiano, Pietro Mennea, così come Rossi è il più grande calciatore. Ha fatto piacere ricevere i complimenti di Federica, molto interessata al fatto che a Cassola si organizzi una delle giornate pro Mennea in Italia, portando come testimonial alcuni tra i più grandi campioni azzurri: Dallavalle e Fantini nel 2002, Vallortigara e Rigali quest'anno, e in precedenza personaggi come Manuela Levorato, Paolo Camossi, Eyob Faniel e così via.
La breve chiacchierata con Federica Cappelletti (foto di Giancarlo Ceccon, grazie mille). Nella foto del titolo, il momento della scopertura del monumentino con la moglie di Pablito, Federica, una delle due figlie e il primogenito di Rossi, il sindaco Maroso e l'assessora Favaro (foto ilgrandesport)
Pablito, il nomignolo uscito dalla penna di Lago
A lei, che è una collega giornalista, ho detto che da giovane ero un assiduo lettore della carriera di Paolo Rossi e del Real Vicenza, soprattutto “nutrendomi” degli articoli di Giorgio Lago, grande inviato dello sport del Gazzettino. Allora il calcio mi piaceva, al contrario di quello di oggi, ai vertici, tutto e troppo basato sul business. Fu proprio Lago (e Federica lo ha confermato) che coniò il nomignolo di “Pablito”, poi divenuto popolarissimo, a riassumere la classe anche un po’ sudamericana di un giocatore intelligente, visionario in campo come nessun altro, opportunista e artista al tempo stesso. Nei tempi successivi Lago fu il mio direttore al Gazzettino per una quindicina d’anni. A Federica ho rubato qualche minuto (grazie per la pazienza) parlando di un gol che mi è rimasto da sempre impresso a Genova, in un Genoa-Vicenza finita 1-2. Una partita che vide i tifosi genovesi alla Favorita restare sbalorditi dal gioco di Rossi e del Vicenza, applaudendoli a piene mani.
Quel gol leggendario alla Favorita: guarda dopo il 30° secondo
Dalla videoteca Rai, trovato nel web, il gol di Genova 1977: un lampo dopo il 30° secondo.
Un gol spettacolo nato da un lancio spiovente dalla posizione di mezzala sinistra, forse fu di Faloppa o del liftato e creativo Cerilli, verso Pablito lanciato molto più avanti verso il centro dell’attacco. Rossi colse con la coda dell’occhio l’arrivo di quella palla dal cielo, alle sue spalle, correndo veloce verso l’area e calcolando perfettamente l’impatto: il pallone gli scese di fronte, e in velocità lo colpì al volo di collo destro spedendolo nell’angolino basso più lontano della porta. Una classe e un’eleganza infinite. Un paio d’anni fa ho trovato lo scritto di un tifoso genovese, che ha raccontato che da bambino, quel giorno, era andato allo stadio per tifare i rossoblù con il padre. Ma i due accesi tifosi genoani restarono ammaliati dal gioco di Rossi e del Vicenza, e l’intero stadio in quella domenica tributò il giusto omaggio al n. 9 e a tutto il team biancorosso.