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Genitore, tecnico, atleta: ruoli da non mischiare

Genitore, tecnico, atleta: ruoli da non mischiare

di Raffaella Toniolo coaching e psicologia del lavoro e dello sport

Pensando alle statistiche, quanti Alberto Tomba, Josefa Idem, Valentina Vezzali, Pietro Mennea, Roberto Baggio ci sono?
Uno dei problemi che possono insorgere quando un giovane viene avviato a una disciplina sportiva è quello delle pressioni che gli adulti, famigliari e allenatori, possono esercitare, a volte anche inconsapevolmente.

 

Può capitare che il naturale bisogno di ragazzini e ragazzine di giocare e divertirsi anche con lo sport entri in contrasto con le ambizioni degli adulti che li circondano. I quali, inseguendo i propri sogni di gloria, possono spingerli ad un agonismo esasperato.
Per un bambino iniziare e continuare a fare sport significa imparare ad apprendere regole condivise, perfezionare gesti motori sempre più complessi, migliorare la forza, la potenza, l’equilibrio, la velocità ma anche imparare a gestire dinamiche sociali e relazionali, a risolvere i conflitti, a definire obiettivi, ad elaborare strategie per il loro raggiungimento, a vincere, a perdere, ad accettare.

La maggior parte degli apprendimenti nello sport esulano, dunque, dal semplice vincere o perdere e se il genitore sarà in grado di trasmettere ai propri figli anche questi insegnamenti “nascosti”, indipendentemente dal fatto che diventeranno o meno grandi campioni, lo sport sarà servito al giovane per crescere e imparare ad affrontare con efficacia e in modo autonomo le difficoltà e le sfide di cui la vita in generale si compone.

Le figure che ruotano intorno all’atleta sono molte: genitore, allenatore, dirigente, preparatore atletico, presidente ... I ruoli necessitano di una costante definizione e spesso i confini diventano  così sottili che nel ragazzo, o nella ragazza, si crea una grande confusione correlata direttamente ad una perdita di rispetto delle regole e del rispetto dell’autorità della persona con cui ci si confronta. È importante che ognuno non si sostituisca all’altro. Non è compito del genitore giudicare e decidere le scelte tecniche e gli allenamenti così come, ad esempio, non è compito dell’allenatore decidere in merito alla scuola. Delimitare gli spazi e non invaderli permette al giovane di crescere con punti di riferimento chiari e regole che lo aiutano a distinguere e a decidere qual è la cosa più utile da fare nei rispettivi contesti (in famiglia, a scuola, in ambito sportivo ecc.).

Il genitore può sostenere il proprio figlio-atleta collaborando con l’allenatore che diventa l’adulto di riferimento per il minore nel contesto sportivo. In realtà, tuttavia, accade spesso il contrario. L’allenatore viene accusato dei “cali di prestazione” del figlio o della figlia, di non farli giocare perchè gli stanno antipatici, di agire scelte tecniche sbagliate durante gli allenamenti, le gare o le competizioni, spostando così la responsabilità all’esterno col rischio di far vedere al giovane una realtà immodificabile, che non dipende da lui, portandolo forse piano piano ad un senso di insoddisfazione e al ritiro dalla pratica sportiva. Dall’altra parte il tecnico può vedere il genitore come un ostacolo, un intruso e non una risorsa e un alleato per lo sviluppo complessivo dell’atleta.

Lo sport può assumere una forma di realizzazione importante per un giovane che ne sia appassionato così come la musica o qualsiasi altra cosa in genere. In quest’ottica i genitori sono un fattore fondamentale per la realizzazione di sé e lo affermano e lo condividono anche molti atleti di livello assoluto. Il supporto della famiglia rientra, infatti, tra i fattori rilevanti per il successo insieme alla motivazione personale e al sostegno di allenatori eccellenti. E’ importante saper distinguere ciò che come genitori vorremmo diventassero i nostri figli in quella disciplina sportiva e ciò che invece i nostri figli amano nello sport: non sempre abbiamo le stesse aspettative, gli stessi sogni, gli stessi desideri...

Ogni tanto fermiamoci e chiediamoci: “Se mio figlio agisse con me come io sto agendo nei suoi confronti come mi sentirei?”

www.raffaellatoniolo.it

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