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Per un pugno di soldi: ciclismo mondiale, le medaglie nordestine a Innsbruck e il Veneto 2020 buttato alle ortiche

Per un pugno di soldi: ciclismo mondiale, le medaglie nordestine a Innsbruck e il Veneto 2020 buttato alle ortiche

di Gabriele Zanchin

Ciclismo in mano ai giovani: della politica sportiva non c’è da fidarsi. Infatti proprio mentre ad Innsbruck si correvano i mondiali di ciclismo e i nostri giovani sono riusciti a conquistare ben quattro medaglie, in Italia, a Vicenza, si dava “l’estrema unzione” alla possibilità di disputare il campionato del mondo nel 2020. Il mondiale in Italia non si fa più perché la Svizzera ha presentato subito le rassicurazioni bancarie.

 

L’Uci delle titubanze italiane non sa che farsene ed ha accettato la concretezza elvetica. Insomma, quasi Una metafora della vita sportiva: mentre i nostri giovani vincevano anche allo sprint qualche bella medaglia, in Italia proprio allo sprint si è persa la possibilità di disputare un mondiale che tecnicamente non aveva rivali.

Ma andiamo con ordine. L’avvocato Claudio Pasqualin, insieme al comitato promotore Vicenza 2020, aveva preparato un programma suggestivo impegnando praticamente buona parte delle province venete coinvolte : Venezia, Padova, Treviso e poi Vicenza. Solo per ricordare, la gara per i professionisti aveva addirittura previsto la partenza da Venezia, suggestione unica, per terminare poi a Vicenza.

Nonostante tutto questo il mondiale è saltato. «Per quanto ci riguarda - ha spiegato Pasqualin visibilmente deluso ed amareggiato - noi abbiamo fatto tutto il possibile; purtroppo quella che è mancata è stata la politica». E daje... dopo le Olimpiadi di Roma ora anche il mondiale di ciclismo e probabilmente anche le Olimpiadi invernali di Cortina: no su tutta la linea. E ancora una volta una questione di soldi: ci volevano 5 milioni di euro, il Comitato organizzatore ne aveva tre e quindi non se ne è fatto nulla. Per due milioni di euro!

Insomma, una “foratura” proprio davanti allo striscione d’arrivo; questa è l’Italia dei no. L’Italia dei sì del ciclismo invece è giovane o quasi, e per metà al femminile, e parla fluentemente veneto. Ecco, le vere soddisfazioni della recente rassegna iridata il ciclismo italiano le ha avute proprio dalle categorie giovanili e dal settore femminile. Ad iniziare dalla padovana di San Martino di Lupari Camilla Alessio che ha vinto un magnifico argento nella categoria junior nella crono iniziale. Una bellissima quanto futuribile sorpresa che aveva fatto ben sperare in questo mondiale. Anche perché poi è arrivato l’ottimo bronzo di Alessandro Fancello nella corsa in linea under 23 e di Andrea Piccolo nella crono Junior.

Ma la grande prova è stata quella della veterana (34 anni) Tatiana Guderzo, Vicentina di Marostica, che ha conquistato uno splendido bronzo nella corsa in linea femminile. E nella corsa in linea maschile? Nessuna medaglia, ma segnali futuribili con Gianni Moscon, trentino, che con i suoi 24 anni ed il quinto posto finale ha dimostrato di essere un corridore sul quale il Ct Davide Cassani può puntare al futuro. Insomma un ciclismo da affidare ai giovani perché i vecchi, tra sport e politica, hanno fallito.

Foto: Pasqualin, al centro, con i suoi partner quando il Comitato smentì il "tirarsi fuori" del Veneto dalla corsa. I sorrisi poi si sono convertiti in amarezza

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