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Ballestracci e l'impresa di Pambianco al Giro: l'umile che trionfò. 'Amo gli outsider, oggi sport è solo business. Simpatico Aru, perdente di successo'

Ballestracci e l'impresa di Pambianco al Giro: l'umile che trionfò. 'Amo gli outsider, oggi sport è solo business. Simpatico Aru, perdente di successo'

di Gabriele Zanchin

Ogni tanto ritorna nella sua Castelfranco. Un paio d'anni fa ci era stato per presentare il libro “I Guardiani”. Marco Ballestracci ci è tornato di recente per la sua ultimissima fatica letteraria e cioè “1961,l’anno in cui vinse il fantasma di Coppi”, il quarto libro che lo scrittore castellano dedica al ciclismo.

Ora che il Giro 2018 è passato dal Nordest, senza particolari acuti di casa e tifando il lucano Pozzovivo, unico a tener alto l'orgoglio italiano, ecco la bella storia di umiltà e sport raccontata dal cantore e scrittore Ballestracci, la Arnaldo Pambianco story che nel '61 conquistò un Giro in modo epico: il faticatore romagnolo prende a sorpresa la maglia rosa entrando nella fuga giusta per 24", poi la difende dagli assalti di gente come Anquetil, Charly Gaul e Rik Van Looy e la legittima con il secondo posto, dietro al solo Gaul, nella scalata allo Stelvio, tra muri di neve.

Castelfranco e un po’ come il tuo Pambianco che nel 1961 ha vinto un Giro a sorpresa; la cultura è sempre una sorpresa.
«Non so se si possa fare questo tipo di paragone anzi, non credo. Il mio Pambianco al Giro del 1961 penso assomigli più a Torino, da dove arrivo, che a Castelfranco che non ha forza culturale e dove è tutto frammentato. Castelfranco è difficile per chi vuole vivere di cultura, vuole fare cultura».

L’idea di raccontare la vittoria al Giro del 1961 di Pambianco in un libro come è nata?
«Io cerco sempre personaggi “outsider”. Tempo fa stavo osservando delle vecchie foto di ciclismo e mi sono imbattuto in una che rappresentava quella maglia rosa che saliva in montagna in una stradina piena di neve. La foto mi ha affascinato e così mi sono documentato. Sono rimasto impressionato dalla bellezza ed imprevedibilità di quel Giro».

Pambianco, la normalità al potere.
«Ma questa è la forza dei miei personaggi, un po’ come Imerio. Gente normale che fa una impresa e diventa personaggio pubblico. Mi piacciono molto».

In Imerio, il libro dedicato al grande Massignan, hai usato il dialetto vicentino-trevigiano mentre ora il romagnolo.
«Mark Twain diceva che se vuoi far parlare il popolo devi levare il congiuntivo e condizionale. Io l’ho fatto usando l’indicativo ed ha reso benissimo il racconto popolare che volevo fare. Più povero certo ed anche più difficile ma più vero sicuramente. Poi a me piace usare il dialetto dei miei personaggi».

Ballestracci e l'impresa di Pambianco al Giro: l'umile che trionfò. 'Amo gli outsider, oggi sport è solo business. Simpatico Aru, perdente di successo'

Un po’ come Camilleri con Montalbano.
«Non allarghiamoci troppo. I siciliani dicono che quello non è veramente dialetto siculo. Il mio comunque è puro dialetto forlivese».

Il racconto di quel Giro d’Italia in forma romanzata che si legge tutto d’un fiato ed alla fine ti resta un ottimo sapore romagnol-popolare in bocca: obiettivo raggiunto?
«A me piacciono le storie vere, reali, poi io mi insinuo sulle incertezze. Pambianco che alla fine del Giro trionferà a sorpresa è lo specchio dell’Italia anni 60 con tanta voglia di emergere ed alla fine ce la fa».

Ma è anche l’Italia di gregari e capitani.
«E chi meglio di Pambianco può impersonare le due cose insieme. Lui si è trovato da gregario di Nencini a capitano a sorpresa della sua squadra e a vincere il Giro. Una parabola bellissima che entusiasma».

E dei campioni sportivi odierni c’è qualcuno che ti incuriosisce?
«Nessuno in particolare perché vedo che oggi lo sport e più un fattore economico che altro. Dagli anni '70 ha perso tutta la sua poesia. Non so perché la gente impazzisca per Saran, ad esempio. Solo perché ha i capelli lunghi? Se proprio vogliamo citarne uno direi Fabio Aru, un perdente di successo».

Il prossimo lavoro?
«Uscirà per il prossimo anno. Fa parte di una collana storico sportiva. E’ interessante perché lo sto facendo insieme a Sergio Tavcar il noto telecronista di basket di telecapodistria. Insieme a lui stiamo analizzando il crollo del basket jugoslavo».

Foto di Pambianco nell'impresa sullo Stelvio: pubblico dominio, Wikipedia.org

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