Tosatto e la tappa 2017 del Giro: 'Grappa e Asiago, voglio esserci'

Tosatto e la tappa 2017 del Giro: 'Grappa e Asiago, voglio esserci'

di Domenico Lazzarotto

Nel 2017 il Giro sull’Altopiano. Sabato 27 maggio si correrà la ventesima e penultima tappa del 100. Giro d’Italia, la Pordenone-Asiago di 190 chilometri, corsa gemellata alla Grande Guerra per lo spirito celebrativo del Centenario.

Si tratta di una frazione impegnativa se non decisiva ai fini dell’assegnazione della maglia rosa che si snoderà, partendo dal Friuli, in territorio veneto con un pirotecnico finale sulle strade del Vicentino. Da Pordenone i girini  attraverseranno le terre friulane e le dolci colline trevigiane, per poi lanciarsi nell’impegnativa scalata del Monte Grappa dal versante feltrino, quindi giù a capofitto per la statale Cadorna  sino a Romano d’Ezzelino lambendo Bassano da dove imboccheranno la Valbrenta per affrontare le asperità dell’Altopiano rappresentate soprattutto dalla quindicina di chilometri che da Valstagna portano a Foza, per poi  attraversare Gallio e, infine, percorrere il velocissimo finale con arrivo ad Asiago.
Chi rischia di non esserci è Matteo Tosatto, 42enne trevigiano di Castelfranco, che le strade del Grappa e dell’Altopiano, dove si allena quotidianamente, le conosce come le sue tasche. La Tinkoff, sua ultima squadra, a fine stagione abbandona l’attività e lui sta cercando un team adatto alle sue motivazioni.

Ultimamente c’è stato un raffreddamento con la Bahrain-Merida di Nibali, vero Matteo?

“La trattativa con il team capitanato da Nibali si è arenata però ho un discorso aperto con altre due squadre di buon livello che sicuramente prenderanno parte al Giro 2017. Quindi non escludo a priori di essere alla corsa del centenario che passa davanti casa. Non lo nego, ci terrei in modo particolare. Comunque vorrei precisare che non sto facendo nessuna pressione: dopo vent’anni di professionismo so quello che posso dare e credo che anche i due team in questione, di cui per correttezza non faccio i nomi, sanno cosa vogliono dal sottoscritto: non mi devi prendere per tirare tutta la giornata ma piuttosto per fare un po’ il direttore sportivo in corsa, sfruttando la mia esperienza nei  momenti  decisivi della gara”.

Problemi di budget?

“Credo che in questo momento ce l’abbiano tutte le squadre ciclistiche prof e non. Comunque non chiedo la luna ma solo quello che valgo. Altrimenti amici come prima e per una porta che si chiude ne cercherò un’altra aperta”.

Scelta non facile per un professionista dal 1997 che detiene il record assoluto di presenze nei tre Grandi Giri (Giro, Tour e Vuelta: 31 iniziati e 28 terminati davanti  a Sastre e Garate già pensionati, ndr) e 7 volte azzurro...

“Ad essere sincero il record a cui tengo di più è un altro e nessuno l’ha mai sottolineato. Sono l’unico italiano ad avere vinto da gregario quattro mondiali: a Zolder (2006) con Cipollini, a Salisburgo e Stoccarda (2006 e 2007) con Bettini ed a Varese (2008) con Ballan. Poi si deve convenire che gli  anni trascorrono inesorabili per tutti e quindi non c’è altro che mettersi l’animo in pace ed accettare la realtà. E lo dico con grande sincerità.  Anche se ad essere sincero un piano B io ce l’ho già non appena sarò sceso di bici”.

Sempre nel ciclismo?

“Certo e se no dove?”

Magari su un’ammiraglia.

“Mi piacerebbe fare il direttore sportivo: per questo sto frequentando il corso per diesse di primo livello. Un po’ ammiraglia ed un po’ scrivania, partendo dai giovani e cercando di arrivare in alto un gradino per volta. Ma questo dal 2018, perché per il 2017 non mi sono ancora rassegnato all’idea di non correre. E se così dovesse essere mi prendo un anno sabbatico per cui il Giro lo seguirò molto da vicino. Immaginarsi la tappa di casa...”.

Motivo per cui  è la persona più indicata ad illustrarcela. Sarà davvero selettiva e decisiva la penultima tappa del Giro del centenario?

“Temuta senz’altro, spettacolare, decisiva forse, ma dura proprio no, almeno ai livelli di salite quali il Mortirolo e altre disseminate lungo il percorso della corsa rosa. E’ una frazione lunga che dopo l’ascensione del  Monte Grappa concede venticinque chilometri di discesa lungo la statale Cadorna ed un’altra quindicina di pianura in Valbrenta in cui puoi  tirare il fiato, soprattutto per chi deve difendersi, per l’ultima ascensione sino a Foza da dove, attraversando Gallio, è tutto un falsopiano sino all’arrivo di Asiago. Una scalata quella del Grappa dal versante bellunese che può far male a qualcuno ma che non darà grossi scossoni alla parte alta della classifica generale. Forse affrontandola da Campo Croce ed attaccandola da Baita Camol, come due anni fa, sicuramente sarebbe stata più selettiva e qualche vittima illustre avrebbe potuto anche farla. Poi, come sempre,  sono i corridori che fanno la corsa”.
Chi ha birra in corpo cercherà di sferrare l’ultimo attacco nella salita finale sull’Altopiano.
“Una salita che potrebbe diventare indigesta soprattutto se qualcuno deciderà di far saltare il banco per un successo di prestigio in una tappa con quattro stelle di difficoltà. Al penultimo giorno la classifica, in una frazione che ti consente di recuperare sia dopo il Grappa che nel finale prima dell’arrivo, non subirà grossi scossoni anche perché sarà ormai ben definita. Non è certo da escludere  che qualcuno sparerà  le ultime cartucce, per chi ne avrà ancora, prima della difficile crono finale: ma non saranno certo i big a darsi battaglia ed animare coì la Pordenone Asiago”.

Quali big?

“Il pronostico è orientato su di un testa a testa tutto italiano fra Nibali, che a mio avviso resta il favorito, ed Aru che sarà sicuramente il suo successore nelle grandi corse. Ma attenzione a Chavez perché il Giro 2017, almeno sulla carta, è da catalogare  fra i più duri che io ricordi”.


Nibali uomo da battere anche senza Tosatto al suo fianco?


“Assolutamente sì. Nelle grandi corse Vincenzo si trasforma e diventa un leone che quando meno te l’aspetti sferra la zampata che lascia il segno. Tosatto al prossimo Giro comunque ci sarà, o in bici come gregario esperto o al seguito da appassionato per conoscere da esterno un mondo che lo ha coinvolto per una vita e che è deciso a non abbandonare”.

L’uomo dei record, lo stakanovista che a 42 anni suonati ancora cerca squadra per il 2017, non lascia ma raddoppia. Anche perché un’altra immensa soddisfazione gli piacerebbe prendersela:  quella di correre tutti e tre i Grandi Giri nello stesso anno.

“Ma ogni giorno che passa il sogno è sempre più difficile che si realizzi…” ci congeda sorridendo  Matteo  giustamente già soddisfatto di una carriera da gregario di lusso su cui potrebbe aprirsi, senza cercarla più di tanto, un’ultima stagione  come sempre da protagonista.