Il caso Schwazer, Donati: 'Fatto fuori perché fortissimo'. Ora, ucciso il sogno Rio, avanti coi tribunali: quelli veri
- Pubblicato Giovedì, 25 Agosto 2016 10:43
«E' stata creata una manipolazione - ha detto Sandro Donati al suo ritorno in Italia -. Il controllo del primo gennaio è stato pianificato con un anticipo di 15 giorni.
Bisognava mettere fine al mio mpegno contro le federazioni corrotte». Così il personaggio simbolo della lotta al doping, allenatore di Alex Schwazer, ospite ad Agorà Estate su Rai3. «Schwazer è fortissimo. Avrebbe tolto risultati a persone che hanno il dominio nella marcia», ha continuato l'allenatore commentando la squalifica di otto anni inflitta all'atleta. «E' stato squalificato perché faceva paura. Avrebbe tolto risultati a persone che hanno il dominio nella marcia».
La vicenda di Alex Schwazer si è conclusa, per ora, con un disastroso, per il marciatore, verdetto a Rio, giusto poche ore prima della prima gara di marcia olimpica. Dove si sa che l'altoatesino era tra i favoriti. Otto anni, chiusa una carriera che comunque con Rio si sarebbe probabilmente conclusa, un masso sopra le battaglie antidoping di Donati. Ma di certo la cosa proseguirà in sedi extra sportive: «Ci sono delle indagini giudiziarie, una della Procura di Roma e una della Procura di Bolzano - aveva detto Donati alle tv che lo attendevano a Fiumicino -. Solo lì c’è da aspettarsi qualcosa, perchè dal sistema sportivo c’è da attendere solo omertà. Il sistema sportivo, quando non è responsabile, è omertoso». E poi, oltre alla Procure italiane, la possibilità di un ricorso alla giustizia svizzera. Insomma la strada per la verità è lunga, mentre a quella sportiva è stato messo un netto stop. Ora la stampa italiana è tutta schierata con Donati e Schwazer, ha raccontato le incredibili differenze di trattamento tra Alex e la marciatrice cinese squalificata per un solo mese poco prima delle olimpiadi e di cui nessuno aveva saputo alcunché, gli "intrecci pericolosi", la storia del viaggio incredibile delle provette di Alex. E poi Donati ha ricordato che quel controllo del primo gennaio era stato a suo dire deciso 15 giorni prima (ma non sarebbe a sorpresa?), e altri hanno sottolineato la curiosa vicenda del luogo di prelievo sulle carte di accompagnamento, Racines, da cui si evinceva senza dubbi chi era il controllato (ma non sarebbero monitoraggi anonimi?). Da tempo l'atleta era il più controllato al mondo, con parametri ben oltre lo stesso "passaporto biologico", con uno staff di controllori garanti che sono il meglio dell'antidoping italiano e non solo.
Non è servito a nulla. Nel marasma si sono messi a gridare in tanti per sbarrare la strada ad Alex. C'erano regolamenti di conti in attesa verso Donati, che ha sbugiardato e messo in piazza tante vicende negative sulla gestione dell'antidoping nella storia dello sport italiano? Intanto Schwazer, al ritorno in Italia, ai microfoni della Rai ha detto: «Ora saremo guerrieri. Andemo fino in fondo con i tribunali per capire ciò che è accaduto e chi lo ha messo in opera». La storia olimpica è finita, non quella di una vicenda incredibile.
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