Cittadinanza sportiva: un calcio alla burocrazia, un input per l'integrazione

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Cittadinanza sportiva: un calcio alla burocrazia, un input per l'integrazione

di Gabriele Zanchin

Cittadinanza sportiva, ovvero dare la possibilità ai minori di 18 anni che non hanno cittadinanza italiana, ma che risiedono

in territorio italiano almeno dal compimento del decimo anno, di essere tesserati regolarmente presso alle società sportive della federazione o agli enti associati.

Di questo interessante e importante argomento si è discusso a Lignano Sabbiadoro nel corso dei giochi mondiali dello sport per tutti (Csit world sports games 2015) organizzati dall’Aics con la partecipazione di quattromila atleti, mille tecnici e accompagnatori, 33 paesi partecipanti e 49 unioni sportive.

Nello splendido contesto sportivo si sono svolte anche due conferenze e quattro workshop internazionali, e uno di questi è stato proprio dedicato a “Sport per tutti: sport di cittadinanza in Italia e scenario internazionale…”.

A parlare l’onorevole Bruno Molea che è presidente nazionale Aics e vice presidente del Csit ma soprattutto relatore della proposta di legge recentemente approvata in parlamento sulla cittadinanza sportiva. «Il nostro obiettivo è di permettere ai ragazzini stranieri che hanno i requisiti di essere comparati a livello di tesseramento sportivo ai loro coetanei italiani - ha spiegato Molea -. Si tratta di un provvedimento dovuto, ma in ogni caso un risultato importante sul quale sono orgoglioso di aver messo la mia firma, che consente ai giovani stranieri di seguire amici e coetanei nell’attività sportiva senza discriminazioni. E soprattutto è un’immensa soddisfazione per chi, come me, crede nei valori positivi ed educativi dello sport che rappresenta un terreno d’incontro ideale per culture differenti come sicuramente testimoniano le delegazioni dei 30 Paesi partecipanti agli Csit World Sports Games. Migliaia di atleti che si incontrano, che fanno scambi culturali, riflessioni, socializzazioni, competizioni sane e leali all’insegna dello stare insieme».

Inutile aggiungere che questa "rivoluzione", oltre a favorire l'integrazione, snellirebbe in modo notevole le incombenze burocratiche dei club sportivi, spesso messi di fronte a montagne di carte in occasione dei tesseramenti di stranieri, anche piccolissimi.