Sistema doping, Donati in libreria "senza censura"

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Sistema doping, Donati in libreria

Serata da non perdere quella con Alessandro Donati, maestro di sport, oggi consulente della Wada, l’agenzia mondiale contro il doping: venerdì 27 settembre, alle 20.45, sarà a Bassano del Grappa, alla libreria La Bassanese (per il ciclo “Incontri senza censura”), per presentare il suo libro “Lo sport del doping. Chi lo subisce, chi lo combatte”, che chi si occupa di sport, e non solo, deve assolutamente leggere.


Dagli anni ‘80 in qua Donati, per decenni allenatore di velocisti e mezzofondisti azzurri, è stato il grande accusatore del sistema doping, che ha coinvolto molti atleti di vertice. Ha battagliato con il Coni e le Federazioni, ha sollevato coperchi su situazioni indecenti. Col suo libro ha fatto nomi e cognomi di molti big di diversi sport, dimostrando grandi conoscenza e coraggio.
Negli ultimi mesi gli scandali del doping si sono susseguiti coinvolgendo “campioni” di diverse discipline. Sarà l’occasione per fare il punto, senza censura, sul sistema sport.

Un discorso che parte da lontano, dalla fine del 1984, quando proprio a pochi chilometri da Bassano, ad un convegno svoltosi a Marostica sul post Olimpiadi di Los Angeles, finì sotto i riflettori il metodo dell’emotrasfusione utilizzato per diversi atleti e ci fu anche una sorta di “rivendicazione”, da parte dei responsabili dell’atletica, di quella pratica innovativa e anche pericolosa per chi la adottava, ma tuttavia foriera di medaglie.
Oltre ad approfondire i temi del suo libro, a lungo su Amazon tra i 100 bestseller più seguiti, edito dall’associazione Libera di don Ciotti alla quale vanno tutti i proventi delle vendite, Alessandro Donati non mancherà di spaziare sui temi dell’attualità. C’è tanta carne al fuoco e le vicende estive riguardanti  Tyson Gay e Asafa Powell, due tra i più veloci atleti del pianeta, hanno tolto ancora più credibilità allo sport internazionale. Inoltre non passa giorno senza apprendere, da siti e pagine specializzate, da giornali e tv, di nuovi casi di atleti “beccati” nelle più varie discipline. Ed è scesa anche una patina di nuovi dubbi sulla decantata scuola giamaicana della velocità. Ripercorriamo qui una carrellata di opinioni di Donati, ricavate da alcune sue recenti interviste (da Panorama e Contropiede.net).

Velocità artificiale

"I protagonisti mondiali della velocità sono chiari prodotti artificiali già da diversi anni. Ogni tanto ne viene preso qualcuno e ci sono delle intensificazioni nei controlli. In questo caso specifico, è evidente che il mito dei giamaicani riceve un brutto colpo”… "Gli stimolanti non fanno gonfiare i muscoli. Buffo che in soggetti ipertrofici emerga la presenza di stimolanti e non di altre sostanze. E poi sono stati trovati in gara e questo significa che gli atleti in questione non soltanto fanno uso di metodi a me sconosciuti per aumentare il volume dei muscoli, perché i muscoli non diventano così gonfi con la pesistica, ma pure di sostanze che stimolano il sistema nervoso. Siamo di fronte quindi a una prestazione artificiale totale, ecco tutto".

Le giustificazioni

Sostanze proibite prese a propria insaputa insieme a integratori? "Queste giustificazioni si ripetono senza soluzione di continuità tra gli atleti accusati di aver fatto uso di sostanze dopanti. E' sempre un demandare le responsabilità agli altri, come fossero dei bambini della scuola elementare. E invece sono degli atleti supernavigati che girano il mondo e conoscono le lingue. Sono perfettamente informati dai vari manuali diffusi dalla Wada. Insomma, sanno benissimo di cosa si tratta. Non c'è credibilità nelle loro giustificazioni".

Garantismi e realtà

"La storia di Armstrong, come peraltro molte altre precedenti, qualcosa dovrebbe avere insegnato. Vale a dire: gli indizi non possono essere sempre accantonati con la logica del garantismo. Ma io mi chiedo: chi garantisce gli atleti innocenti? Nessuno. Sicuramente non quelli che adesso ritornano sulla vecchia proposta di liberalizzazione. Un disastro, perché vorrebbe dire mettere sotto i piedi tutti gli atleti che fanno sport in maniera pulita. Loro, questi ultimi, cosa dovrebbero fare? Dovrebbero doparsi per forza? Oppure lasciare la scena... perché è chiaro che il doping, nel caso di liberalizzazione completa, la farebbe da padrone".

Forza e resistenza

“Difficile dire chi potrebbe essere il prossimo campione a essere smascherato, ma certo posso dire che nelle discipline in cui la forza ha un ruolo determinante, i primi 10-15 al mondo sono tutti più che sospettabili di doping. Perché gli ormoni anabolizzanti modificano la forza in modo così imponente che si apre un baratro con gli altri che non li utilizzano. Discorso analogo vale per le specialità di resistenza in cui l'Epo scava un abisso rispetto a chi non lo assume. Questi sono dati di fatto. E' ipocrita chi sostiene che con un allenamento corretto si possono raggiungere certi risultati”.

Una via obbligata

“Trattare l’argomento del doping, per me, è stata una via obbligata. Quando mi resi conto che il mio lavoro di allenatore ad alto livello, oramai, si scontrava con questa realtà ho deciso di reagire. Stavo all’interno del palazzo, sapevo cose che altri non potevano sapere, non potevo accettare, come facevano tutti, quella situazione. Solo col tempo mi sono reso conto che quello che succedeva nell’atletica era parte integrante di un sistema ben più ampio. Era un tassello di ciò che faceva il Coni e di ciò che facevano anche le altre nazioni con le rispettive organizzazioni sportive”.

La curva asintotica

“La curva asintotica sale in maniera molto ripida all’inizio, poi, col passare del tempo, tende a diminuire questa tendenza ascensionale, fino al punto che diviene quasi piatta, ovvero non cresce più. Per la legge dei grandi numeri, questo è ciò che dovrebbe accadere con i record. All’inizio di una disciplina, i record verranno costantemente migliorati, ma col tempo e la diffusione,  la linea di crescita dei record dovrebbe diventare meno ripida e veloce nella sua ascesa. Se all’improvviso, in questa curva appiattita, ricompaiono dei picchi di crescita, i casi sono due: o è intervenuta un’innovativa scoperta in termini di metodi di allenamento, oppure è intervenuto un fattore esterno, un fattore farmacologico, il fattore doping”.

Gli indizi

“Quando i valori riscontrati si discostano in modo importante dai valori base del soggetto, diciamo un X%, allora c’è la prova sicura dell’uso di sostanze dopanti”.

Giornalisti e struzzi

“Molti giornalisti hanno fatto parte della categoria degli onesti ma hanno a lungo pensato che si sarebbero andati a mettere nei guai se avessero supportato certe tesi. Era difficile fornire prove, si rischiavano denunce… ma soprattutto si sarebbe dovuto mettere in discussione un modo celebrativo di fare giornalismo”…  “Ma oggi posso anche dire che io non ho mai avuto tanto spazio come attualmente e quindi, analizzando il fenomeno negli anni, ci possiamo accorgere di una evoluzione informativa molto positiva al riguardo”.

Le responsabilità istituzionali

“Ma non solo in Italia eh! Basta leggere la notizia di pochi giorni fa giunta dall’Australia, dove il Governo ha scoperto l’implicazione di diversi soggetti delle istituzioni sportive nella pratica del doping su moltissimi atleti di altissimo livello in diverse discipline. Lo sconcerto è giunto fino alla Wada, dove il presidente è proprio australiano. Io non mi sono mai nascosto, dagli anni ’90 ad oggi ho sempre parlato pubblicamente, in maniera dettagliata e precisa, di questa diffusione”.

Emotrasfusi e epoutilizzatori

“L’Epo è tutta un’altra cosa. Di Epo puoi metterne quanta ne vuoi, stando attento a non uccidere la persona se combini bene la somministrazione di essa ad un uso attento di fluidificanti come può essere la semplice aspirina. Ecco spiegato il perché del salto in avanti dei record mondiali avvenuto in concomitanza dell’avvento sul mercato dell’Epo. Ai tempi di Mei dovevamo confrontarci con emotrasfusi, neppure tanto forti sinceramente, e ci siamo riusciti, con lui che faceva i 10.000 in 27’40” e che sarebbe potuto arrivare anche a qualcosina di meno, ma adesso fanno un minuto di meno!”.

Le conoscenze

“Io sono dentro a diverse indagini giudiziarie, quindi conosco l’altra faccia della luna. A ciò aggiunga la conoscenza che ho da sempre del mondo sportivo e con essa dell’infinito numero di contatti che ho con allenatori, atleti, ex atleti, medici, dirigenti e così via. A me le informazioni arrivano non solo dall’Italia, ma anche dall’estero”.

Solitudini d’atleta

“Il sistema è stato costruito a portare il singolo a fare la cavolata. Però poi il ragazzo viene abbandonato, diventa scomodo. A me, il supporto e la vicinanza dei miei atleti, ha sempre dato molta forza perché mi ha fatto capire che mi dovevo battere per loro e per le generazioni future. Io avrei potuto starmene tranquillo, come in tanti mi hanno consigliato negli anni, perché davanti a me avevo una carriera spianata verso i vertici. Se oggi sono l’unico consulente italiano della Wada significa che i mezzi li avevo per fare carriera anche in Italia”.

La speranza

“Sono stati fatti dei passi avanti, ed essenzialmente grazie alla magistratura ed al suo operato. Inoltre la Wada oggi sa benissimo che il sistema di controlli antidoping fa ridere ed è aggirabilissimo, e dunque si appoggia ad organi come l’Interpol ed alle forze di polizia dei diversi Paesi. In Italia c’è una stagione nuova per la lotta al doping, tant’è che in altre nazioni, come in Germania, le organizzazioni sportive, dopo aver visto il successo delle indagini giudiziarie italiane contro il doping, stanno facendo di tutto per bloccare la promulgazione di una legge penale antidoping. Quindi perché mollare ora?”.