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Curling e short track, con Arianna Stefania e Amos continua la leggenda degli sport dimenticati. Bravissimi, olimpionici, ma pronti a tornare nell'oblio

Eroi. Patrioti. Grandissimi. Eccetera eccetera. In effetti è così, si alzano gli inni per l’ampezzana Stefania Constantini e il trentino Amos Mosaner. Sono stati super, eccezionali, due faticatori del Nordest che hanno portato il primo oro nella storia al curling italiano,

battendo tutti, un avversario dopo l’altro, i mostri sacri mondiali dove la disciplina è “di massa”, come sport e come passatempo popolare, vedansi Canada, Svezia, Paesi nordici in fila. Paesi dove i praticanti agonisti vanno da decine di migliaia a milioni! Mentre da noi sono 333, sissignori, 333, come ha dichiarato il presidente Fisg, l’asiaghese Andrea Gios.

C’è gloria sui media per Stefania e Amos, dopo gare ricche di passione, concentrazione, fisico e perfezione millimetrica, ma attenzione, i social – che sono pragmaticamente attaccati al traffico di cui vanno ghiotti - li definiscono “attualmente popolari” perché dopo il super gold sono al massimo dell’attenzione del pubblico.

 Quei trionfi un po’ “carsici”

Adesso. Ma tra un po’? Non è diversa la situazione per Arianna Fontana, la superjet woman lombarda dello short track che a 32 anni ha vinto in Cina l’oro olimpico nei 500 metri con una gara da far veramente impazzire per tecnica, strategia ed esperienza, regalando all’Italia la decima medaglia olimpica in carriera! Ma anche di lei non è che si sia sentito parlare tanto, rispetto ad altre “divine”, tra un’Olimpiade e l’altra. E per vincere a Pechino, abbiamo saputo dopo l’oro, è dovuta pure migrare col marito e tecnico in Ungheria per allenarsi con calma, perché qui non c’erano le condizioni migliori. E in effetti questa guerriera del ghiaccio ha avuto ragione.

Lo sport italiano esulta, si tratta però, come sempre, di esultanze e notizie carsiche che affiorano e poi tornano per anni nell’oblio, ma questi non sono risultati di un “sistema”, sono l’esito di volontà personali che sono andate oltre il tran tran degli sport cosiddetti “minori” dove tocca tirare la carretta anche per arrivare ai massimi apici. Un assegno militare e poi tanta voglia personale. Nel curling, poi, dove i tesserati (lo dice il sito Fisg) sono appunto, come detto, ben 333 in Italia!

Bisogna solo ringraziarli, ma ricordare anche che continuano ad essere soli. Sia per l’informazione, sia per gli ambienti sportivi in cui vivono. Dipende, cioè, solo da loro.

Sabbia sul ghiaccio e sul resto

Dopo gli scoop olimpici o mondiali il sistema si riassesta, sabbia a tonnellate sopra questi sport e avanti con gli esempi superpagati del pallone, dei motori, delle moto e via così, che ci triturano occhi e orecchi ogni ora, ogni minuto, su ogni dispositivo visual o audio, e di cui tutti (quasi, per fortuna) parlano come fossero il clou della vita. Tornano alla mente i trionfi di Enrico Fabris a Torino 2006 nella velocità su ghiaccio. Quante belle parole allora, si sognava di affermare lo sport “minore” contro quelli che vanno alla grande girando miliardi, si sperava di rendere definitiva la pistona del Lingotto. Sì, magari. Ovviamente non è stato così. Allora si allenavano a Berlino i nostri due o tre alfieri, probabilmente accade ancora. Mentre Arianna (un po’ più fortunata quanto a impianti, ma solo un po’, perché basta un palaghiaccio da hockey) è finita in Ungheria per motivi “ambientali”. Come dire che la ciambella col buco è abbastanza rara.

PalaRobaan e minestrone

Dopo le vittorie di Enrico Fabris un risultato era arrivato. Un nuovo palazzetto a Roana, il PalaRobaan, sull’Altopiano di Asiago, fulcro della Sportivi Ghiaccio che ha prodotto e produce i migliori velocisti italiani. Sognavano un palazzone con la pista da 400 metri, ma era ovviamente troppo costoso ed è arrivato quello. Nel 2014, otto anni dopo i trionfi olimpici, quindi erano già passate altre due Olimpiadi.

Mentre per il curling, disciplina minoritaria in assoluto, se vai a fare una settimana bianca nel nord Italia vedi qualche turista che prende insegnamenti da appassionati locali, a Marostica e altrove per anni è stato motivo di divertimento. Durante le feste natalizie sulla pista di ghiaccio allestita in piazza si facevano le gare di “curling domestico” con scope da massaia e pentole a pressione piene di minestrone. Alla fine tante risate e una scodella di quella preziosa pietanza per tutti.

Oggi però c'è poco da ridere.

(Foto da sito Coni)

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