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L'oro olimpico di Anna, scienziata e ciclista che ha fatto tutto da sola! Non solo in gara, anche prima

di Claudio Strati

"Austriaca residente a Losanna. Dottorato di ricerca in matematica. Ciclista con la passione per le cronometro e l'arrampicata. 5 volte campionessa nazionale. Selezionata per le Olimpiadi di Tokyo...".

Questo il suo breve profilo su instagram, che ora va integrato con un "campionessa olimpica a Tokyo". Anna Kiesenhofer, trent'anni, ciclista austriaca, è l'olimpionica di ciclismo su strada a Tokio 2020, ovviamente 2021.

Una storia bella, bellissima. Parte la gara su strada e lei cosa fa? Va in fuga. E ci resta. Arrivando prima per distacco. Dopo 137 chilometri, dei quali 130 tutti assolutamente e letteralmente da sola. Un'impresa pazzesca. Ma ancor più pazzesco è il percorso che l'ha portata a Tokyo e sul gradino più alto del podio olimpico. Va detto subito che lei è sostanzialmente una scienziata, lavora in Svizzera come ricercatrice e docente universitaria all'École polytechnique fédérale de Lausanne, dopo un percorso formativo che l'ha vista studiare tra Vienna, Cambridge e università spagnole. Matematica e fisica, ma anche molto altro.

Di certo ha preparato le Olimpiadi da scienziata. Su Twitter il 3 luglio aveva pubblicato un grafico accompagnato da questa descrizione: «Utilizzare il il sensore di temperatura corporea Core come parte della mia preparazione per Tokyo. Molte domande rimangono sull'acclimatazione al calore. La cosa più sorprendente per me è quanto tempo trascorro nella "zona di allenamento termico" (>38,5°) durante le normali uscite in condizioni fresche. È davvero uno stress da calore per il corpo?
Ho disegnato la linea nel grafico a 38,5°. So che è un po' casuale, ma molti studi con protocolli di acclimatazione al calore isotermico lo usano come limite inferiore per la zona che dovrebbe suscitare l'adattamento al calore. E arrivo a 39,3 senza nemmeno avere caldo!».

E senza avere caldo, convintissima del suo modello, Anna è andata a vincere con un distacco colossale. Ma lei ha candidamente dichiarato anche che è senza un coach da qualche anno, che si è allenata e preparata da sola, sia nelle metodiche allenanti sia nella cura specifica dell'alimentazione, prima e durante la gara. E' un caso da studiare questa Anna, con tutta la gente che gira intorno allo sport lei si è arrangiata. I giornali e i siti specializzati sono stati presi in contropiede, la acclamano ma si capisce che si sentono spiazzati. Qualcuno addebita la vittoria ad un errore di valutazione delle "professioniste" che pensavano di averla ripresa mentre lei galoppava verso il traguardo. Tanto che l'olandesina Van Vleuten poi transitava sul traguardo come seconda festeggiando trionfante, come se fosse la vincitrice dell'oro, ma Anna era già passata sotto lo striscione un minuto e 15 secondi prima.

Ma ogni tentativo di declassare il trionfo di Anna Kiesenhofer a un incidente di percorso delle "big" è patetico. Non ha vinto, ha stravinto. Da sola, unica austriaca ammessa alla gara olimpica in virtù delle sue vittorie in patria nelle gare nazionali, quindi senza nemmeno una compagna o una gregaria d'appoggio. D-a-s-o-l-a. Insomma una vicenda da incorniciare, una di quelle che depurano lo sport dai ridondanti toni enfatici di tanti commentatori dei soliti noti.

L'Italia ha preso il bronzo con la Longo Borghini, una ragazza che è una sicurezza. Peccato che la nazionale abbia lasciato a casa l'espertissima e in formissima Tatiana Guderzo di Marostica, che con il curriculm di lungo corso che ha magari ci avrebbe messo del suo, capendo che lì davanti c'era una maglietta biancorossa in fuga e che bisognava fare di tutto per andarla a prendere.

Foto: Anna Kiesenhofer dal suo profilo Linkedin e con l'oro di Tokyo (da filmato Orf)

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