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Certificati medici sportivi, burocrazia e costi. Nel Veneto tra sospiri di sollievo e probabili fregature in arrivo

Certificati medici sportivi, burocrazia e costi. Nel Veneto tra sospiri di sollievo e probabili fregature in arrivo

Certificati medico sportivi, il Veneto fa sempre scuola, anche quando sarebbe meglio di no. Sembrava tutto risolto, con la legge regionale del 20 aprile 2018, che ha abolito l'esigenza della vidimazione da parte delle Ulss dei certificati medici agonistici obbligatori

emessi dagli ambulatori privati riconosciuti dalla Regione. Invece è già sorto un primo inghippo che complica le cose e può andare a mettere le mani nelle tasche delle famiglie. Il business dei privati è in crescita, come in tutta la sanità visto che il pubblico molla vistose quote di mercato (e non solo in Veneto) e i numeri delle certificazioni emesse dai vari polilab sono sempre di più.

Fatta la legge ...

Cosa succedeva in Veneto al contrario di molte altre regioni anche confinanti? Che il club sportivo, acquisiti i due originali del certificato emesso da un ambulatorio, doveva recarsi alla Ulss per farlo vidimare, con timbro e firma dell'ente sanitario che ne accertava la regolarità. Un giro burocratico molto pesante per le società sportive, spesso gestite da puri volontari, le quali non possono tesserare un atleta se non è in possesso del certificato obbligatorio.

Poi la legge del 20 aprile scorso, la n. 15/2018, che ha modificato la 34 del 1982, era intervenuta per tagliare la testa al toro. Stop alle vidimazioni, il certificato anche se emesso da un medico dello sport "privato" è valido e basta. Ma con un primo problema: le Ulss, o almeno diverse Ulss, "non hanno saputo" della novità per 5 mesi. Così da una parte si propagandava la grande novità regionale della semplificazione, dall'altra continuava il pendolarismo dei club sportivi per continuare a fare le vidimazioni. Fino a che finalmente, nei giorni scorsi, la Regione ha informato le Ulss della novità in essere e queste ultime hanno avvisato l'utenza: «La vidimazione non è più necessaria». Nel frattempo migliaia di società sportive restano in attesa del via ai certificati elettronici, spediti per email o scaricabili da una cartella criptata nel cloud...

Il nuovo problema

Neanche il tempo di tirare un respiro di sollievo per la semplificazione burocratica ed ecco che si affaccia un altro bel problema. Ovvero il venire meno della facilità di emissione dei "certificati copia". Cosa vuol dire? Che se un ragazzino vuol cambiare sport, serve un certificato, che è valido un anno, con il nome della nuova disciplina che si appresta a praticare. In sostanza si tratta di una casistica molto frequente. Esempio: la dodicenne ha il certificato in corso di validità per pallavolo, va a fare atletica e di quel certificato serve una copia originale con scritto "atletica leggera". Oppure: un quattordicenne fa calcio, ha il certificato in vigore, ma desidera provare il basket. Per aderire al club cestistico deve ottenere una copia originale del certificato con scritto "pallacanestro".

Finora era tutto molto semplice, oggi invece si complica. Prendiamo un esempio dell'Ulss 7 Pedemontana. Visto che il certificato è in vigore, ed è valido secondo la legge per diverse discipline sportive (calcio, basket, atletica, nuoto, ginnastica, hockey ecc. ecc.), la società sportiva si vede arrivare il nuovo atleta e chiede a chi lo ha emesso, cioè la medicina sportiva dell'Ulss o l'ambulatorio privato autorizzato, una copia originale riportante il nome della disciplina che il ragazzo vuole praticare. Questo certificato veniva emesso immediatamente e senza alcun onere. Se si suppone che da parte dell'ente pubblico tutto rimarrà inalterato, adesso invece pare che qualche ambulatorio cominci ad alzare la posta. Cioè invocando proprio la legge regionale 15/2018, fa notare che in base all'articolo 5 "i medici che effettuano le certificazioni agonistiche hanno l’obbligo di inviare semestralmente alle aziende Ulss di residenza degli atleti un elenco delle visite effettuate per l’accertamento dell’idoneità alla pratica sportiva agonistica, comprensivo dei nominativi dei soggetti visitati, della relativa disciplina sportiva per cui la certificazione è stata rilasciata, la data e l’esito". In sostanza, se mando ogni sei mesi all'Ulss l'elenco, poi non posso più emettere una copia - si sostiene - e pertanto se il ragazzo o la famiglia vogliono un altro certificato si mettano in fila, facciano una nuova visita e la paghino, e magicamente il nuovo certificato sarà fatto. Anche se ce n'è uno identico già in vigore ancora per alcuni mesi... Da altri arrivano richieste di un pagamento inferiore, ad esempio 10 euro per emettere una copia.

Famiglie sotto pressione economica

E' evidente che in questo modo si creano forti disagi alle famiglie e allo sport. Non più solo nuovi carichi burocratici, ma anche economici perché una visita annuale in privato costa, diciamo, dai 40 ai 70 euro. E che motivo ci sarebbe nel fare due volte entro l'anno, e pagare due volte, o con una "tassa" di emissione, la stessa visita e lo stesso certificato? Siamo sempre pronti a far pagare pantalone per inghippi legali e interpretazioni capziose. Da sottolineare che il cambio di disciplina, soprattutto tra i minori, oppure la voglia di farne due contemporaneamente, sono molto diffusi, per cui questa non è una problematica marginale. E il tutto vale anche per i maggiorenni, ovviamente.

Conclusione: ora si attende una direttiva regionale, o nelle Ulss, che metta a posto (se possibile) la cosa. Quanti mesi ci vorranno? Infine una nota di buon senso, che probabilmente farà a pugni con normative formali, interpretazioni e prassi. Se il certificato agonistico base vale per decine di discipline, non si capisce perché non si adotti in calce ai certificati una dicitura che informa della validità dello stesso per tutti questi sport, in modo che l'utente abbia un documento che lo abilita per un anno a praticare l'attività che vuole, senza tanti giri di parole, di soldi e di automobili avanti e indietro.

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