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Olimpiadi in Corea. Michela, Arianna, Dominik, Nicola e Ester, le pagine più belle. E quel compagno di viaggio scomodo per tutto lo sport

Olimpiadi in Corea. Michela, Arianna, Dominik, Nicola e Ester, le pagine più belle. E quel compagno di viaggio scomodo per tutto lo sport

Un trionfo di luci e colori, sudore e delusioni, passione e trionfi. Le olimpiadi invernali coreane sono andate in archivio. Lo sport italiano gongola per le 10 medaglie, i norvegesi dominano, gli spagnoli per la prima volta portano un campione eclettico a danzare sul ghiaccio. Ecco una breve sintesi de Il grande Sport su quello che più ci ha colpito.

In primo piano i nostri eroi sconosciuti, quelli che ci hanno fatto grandi, pronti ad essere dimenticati dalla grande stampa ora che il sipario è sceso. E ad accompagnare Olimpia anche un compagno di viaggio poco simpatico.

Michela, semplicità e grandezza. Michela Moioli ha stupito dopo l'oro nello snowboard cross per le sue parole semplici: "Mi sono detta: vai Michela, dai che stavolta ce la fai". 4 anni fa a Sochi un grave incidente in finale. Dalla caduta è risalita, a riprendersi quel che era suo. Non solo ha vinto l'oro. Ha autenticamente dominato. Quarti, semifinali, finale con lo stesso cliché: Michela che parte bene, sta nel gruppo, poi verso metà gara prende la testa, saluta tutti e va aumentando il distacco fino al traguardo: un mix di tecnica e forza. Chapeau.

Ester a bocca aperta. La ceca Ester Ledecka è l'immagine di questa Olimpiade. Pronosticata per lo snowboard parallelo gigante (che poi vince), si fa anche il super G sugli sci, così, alla De Coubertin. Hanno già fatto le classifiche, lei scende tardi, a giochi fatti. Testa libera e grande classe. Va così bene, sulla pista ormai squassata, che vince di un centesimo. La sua faccia stupita per trenta secondi buoni fa il giro del mondo. Non ci crede. Una di quelle belle storie che ti regala lo sport. Emozionante.

Arianna la guerriera. E dove la trovate una con un cuore e una determinazione del genere? Arianna Fontana, regina dello short track, torna a casa con tre medaglie. Si prende l'oro che le mancava da due edizioni dei Giochi, nei 500. Ma poi trascina la staffetta all'argento. E, capolavoro finale, bronzo pure nei 1000. Freddezza e volontà, carriera da incorniciare. Enorme.

Nicola, trionfo e sfiga. A Roana hanno suonato le campane. Nessuno pensava, dopo Torino 2006, che si potessero ripetere i fasti roanesi. Invece no. Nicola Tumolero sulla scia di Enrico Fabris va a medaglia nei 10 mila, la distanza che non t'aspetti e l'esito di una scuola consolidata, quella della Sportivi ghiaccio. Poi dopo la gara di inseguimento un banale incidente: scivola un compagno di squadra e col pattino gli rovina il tendine: sfortuna pazzesca. Ora deve rinunciare al mondiale. Con pazienza tornerà. Forte.

Dominik, lezione sportiva. Lo abbiamo già scritto, Dominik Windish grande del biathlon senza volerlo ha detto una cosa da annali: "Nella mia carriera più sconfitte che vittorie". Un atleta trasparente, che ha saputo soffrire e crescere, nell'ombra, fuori dal novero dei fenomeni, ma sempre inseguendo i suoi sogni con enorme passione. Tra Sochi e Peyongchang ci ha portato tre volte sul podio, l'altoatesino. Wunderbar.

Lo scomodo compagno di viaggio. Gira e rigira, lui è sempre lì. Il signor Doping non manca mai di metterci lo zampino. I russi hanno gareggiato sotto l'egida del Cio, ma alla fine volevano sfilare con la loro bandiera. Dopo i casi saltati fuori durante i Giochi, gliela hanno negata e loro si sono accontentati di qualche bandierina di carta. Una perla colta durante le telecronache: Gianfranco Bragagna, esperto giornalista, ai microfoni Rai durante la 30 km donne di fondo classica parla di un'atleta che spinge per conquistare il dodicesimo posto. «Fa bene - dice -, la 12. piazza è buona anche in vista di future squalifiche per doping». Un'analisi realistica e agghiacciante. Pugno nello stomaco.

Foto: da sinistra Moioli, Windisch e Tumolero, Fontana, Ledecka.

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