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I segreti olimpici della sincronetta Beatrice: la collana della nonna e un pupazzetto

I segreti olimpici della sincronetta Beatrice: la collana della nonna e un pupazzetto

di Gabriele Zanchin

Le Olimpiadi sono passate, di molti atleti "vezzeggiati" a tutta da mamma Rai durante il periodo olimpico già non si parla più. Gente che fatica e fa cose bellissime

ogni giorno torna nell'oblio dell'informazione sportiva. Noi però vogliamo seminare qualcosa di alternativo e, per  il possibile, continuare a sottolineare i personaggi del nostro grande sport.

Una di loro è Beatrice Callegari. Che ci ha raccontato una affascinante storia, quella della collana della nonna. A Rio la sincronetta se l'è portata dietro, portafortuna prezioso e affettivo, come fa sempre. Beatrice, 24 anni, trevigiana di Fossalunga di Vedelago è stata protagonista nella squadra azzurra di nuoto sincronizzato italiana che ha confermato il quinto posto nella finale olimpica della routine libera dell’esercizio a squadre. Si tratta del miglior piazzamento dell’Italia ai Giochi Olimpici: la squadra fu sesta ad Atlanta nel 1996 e ad Atene nel 2004.

Beatrice fa parte della Marina Militare ma è cresciuta nella società Veneto Banca di Montebelluna dove ha iniziato a nuotare a sei anni. Poi ha debuttato in ambito internazionale partecipando nel 2006 alla coppa “Comen”. L’anno dopo eccola agli europei giovanili di nuoto sincronizzato, ottenendo il quarto posto nel combinato e il quinto a squadre. Ai successivi europei giovanili del 2008 in Francia, ha sfiorato nuovamente il podio. Agli europei di Budapest nel 2010 quarta con la gara a squadre. La sua prima medaglia è arrivata con il bronzo vinto agli europei in Olanda nel combinato e si è ripetuta  due anni più tardi, agli europei di Berlino con il bronzo nel combinato. Infine la storica qualificazione per le Olimpiadi di Rio condita con l’argento agli europei di Londra di quest’anno.

«Una grande emozione essere tra le migliori otto squadre di sempre e dico sinceramente che questo ci ha dato tanta responsabilità - ha spiegato Beatrice -. Raggiungere la qualificazione è stata durissima. In un anno normale si cerca di raggiungere il massimo della forma in luglio. Per le Olimpiadi abbiamo dovuto anticipare e forzare tutto. Penso che la chiave del nostro successo sia proprio il gruppo molto affiatato».

In valigia a Rio Beatrice cosa si è portata?

«Soprattutto una collana di mia nonna. Da tempo ce l’ho e la tocco sempre prima di ogni gara. Poi un pupazzetto che è un regalo del mio fidanzato. E anche un pezzetto di Montebelluna. Se sono arrivata a Rio è grazie alla società di Montebelluna dove sono cresciuta, seguita dai miei tecnici. Chi fa sport nella piscina di Montebelluna sa che è in famiglia dove si mette al primo posto l’educazione della persona. Ho girato tante piscine in Italia ma Montebelluna è speciale: ti formano come atleta ma soprattutto come persona».

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