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800 chilometri no stop sulla bici, la sfida di Roberto nella Race Across Italy

800 chilometri no stop sulla bici, la sfida di Roberto nella Race Across Italy

di Gabriele Zanchin

Dall’Adriatico al Tirreno, e ritorno. Senza pause. Sempre in bici. Cercando di vincere la fatica e il sonno. Pedalando giorno e notte per provare a raggiungere un obiettivo

per il quale si sta preparando da mesi. È la nuova sfida di Roberto De Osti, trentunenne trevigiano di Follina, da quest’anno tesserato per l’Asd Nova Virtus, società specializzata nell’organizzazione di corse estreme, rigorosamente in bicicletta, come l’Ultracycling Dolomitica del prossimo settembre. Roberto un po’ ci scherza: «È come la Tirreno-Adriatico dei professionisti: chilometraggio e dislivello sono suppergiù gli stessi, solo che noi la facciamo in un’unica soluzione: l’obiettivo è concluderla in 35 ore».

Il traguardo che attende De Osti è la Race Across Italy, un’ultramaratona in bicicletta lunga 800 chilometri, con un dislivello di 11 mila metri. Si parte l’11 aprile da Silvia Marina, sulla costa abruzzese. Si attraversa l’Italia sino a giungere al mar Tirreno e da lì, con giro di boa a Nettuno, sulla costa laziale, si fa ritorno al punto di partenza, nuovamente sull’altra sponda dello Stivale.

La Race Across Italy è la tappa inaugurale del primo, vero campionato italiano di Ultracycling, sotto l’egida dell’Acsi, che a settembre si concluderà sulle montagne del Triveneto con la Dolomitica.

Fidanzato con Eleonora, Roberto, che nella vita di tutti i giorni fa il rappresentante per un distributore di pneumatici, non è esattamente un superman del pedale. Ha scoperto la bicicletta, quasi per caso, a 25 anni.

«Avevo litigato con un cliente – spiega De Osti - sono entrato in un grande magazzino e ne sono uscito con una fiammante mountain bike rossa. È stata come una folgorazione. Da antistress, la bicicletta si è ben presto trasformata in una passione e poi in una ragione di vita».
Determinazione, coraggio e un pizzico di sana pazzia accompagnano De Osti nelle sue maratone in bicicletta.

«Niente musica nelle orecchie, neppure in allenamento, meglio il suono delle ruote che scorrono veloci, il vento nelle orecchie, il respiro e il battito del cuore. E poi ci sono i pensieri. Le sfide estreme ti mettono a nudo, escono tutte le paure che nella vita normale si nascondono agli altri e a se stessi».

Alla 24h di Stevenà, nel 2014, ha mollato dopo 18 ore, il fisico stava bene, ma la testa non c’era più. L’estremo è un modo per toccare con mano i propri limiti, conoscerli e cercare di superarli.

«Le gambe sono pronte. La vera difficoltà, però, non è nei muscoli: è nella mente. Sto cercando di allenare anche quella. È la sfida più grande».
Una sfida che Roberto De Osti vuole vincere a tutti i costi. Con il tifo di Eleonora e degli amici dell’Asd Nova Virtus.

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