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Miki Biasion, una carriera doc, ma con un buco nero: la Dakar. E lui la insegue: 'La voglio'

Miki Biasion, una carriera doc, ma con un buco nero: la Dakar. E lui la insegue: 'La voglio'

di Michele Zarpellon

Due titoli mondiali di rally vinti (1988 e 1989), 78 partenze in Wrc, dal San Remo del 1980 al Great Britain del 1994, 17 vittorie, 11 secondi posti e 12 terzi posti

per un totale di 40 podi. Miki Biasion è stato ed è tuttora un campione di razza. Nel suo fulgido palmares però manca un trofeo, quello della Dakar, che ha inseguito a lungo ma che non ha mai raggiunto. Campione Europeo Rally e Campione Italiano nel 1983 con la sua mitica Lancia Rally 037, doppiamente iridato nel 1988 e 1989 con la Lancia Delta Integrale, a  57 anni, Miki non fa mistero di questa sua chimera e lancia la sfida per il prossimo anno: “Ho tutti i numeri per farcela, basta solo che qualcuno investa su me. Non è una questione di età, la Dakar si vince con i mezzi che vanno forte ma soprattutto con l’esperienza, e quella non mi manca”.

Miki, come si è concluso il 2014?

“A livello agonistico ho partecipato a un paio di gare di Coppa del Mondo e mi sono tolto delle belle soddisfazioni. A Pordenone ho gareggiato con un Pick Up della Mitsubishi ed è stato importante per me togliere un po’ di ruggine. Ogni tanto ho bisogno di dare una bella rispolverata a quello che amo fare più di tutto. E poi mi sono presentato al via in Marocco per sviluppare il motore della VM che viene montato su Jeep e Maserati. Anche qui l’esito è stato molto positivo, anche se abbiamo saltato una tappa …”.

Quindi l’apparizione a Misano …

“Dove ho vinto a bordo della mitica Lancia 037 nelle storiche. Mi sono divertito tantissimo”.

Programmi per il 2015?

“Da un po’ di tempo organizzo dei viaggi di presentazione per il gruppo Fiat e dovrei continuare a farlo. Ora mi sto concentrando sulla preparazione di un paio di spedizioni, una negli Emirati Arabi in Oman a fine primavera e una in Islanda a fine autunno. Faremo correre alcuni appassionati sulla sabbia e sul ghiaccio”.

Qualcosa un po’ più alla portata di tutti?

“Ci sono sempre il Marocco e la Tunisia dove metto a disposizione delle vetture e con un minimo investimento economico si possono trascorrere dei giorni veramente piacevoli per chi ama la guida”.

Miki Biasion, una carriera doc, ma con un buco nero: la Dakar. E lui la insegue: 'La voglio'


Quindi la faccenda della Dakar …

“Da un paio d’anni non vi prendo parte. Purtroppo le case costruttrici non hanno molti soldi da investire e mi auguro che il prossimo anno sia quello giusto. In fondo si tratta di una gara che ho quasi vinto nel 2003 e che mi piacerebbe mettere in bacheca. Sarebbe la ciliegina sulla torta. Spero che il lavoro che sto portando avanti con la VM dia i frutti sperati, anche perché, come già detto, penso di avere tutte le caratteristiche per portare a casa un risultato importante”.

Nel panorama giovanile vedi eredi di Miki Biasion?

“In questo momento no. Ci sono dei giovani promettenti ma per diventare campione del mondo e poi ripetersi occorre una serie di coincidenze che non capitano spesso. Il pilota deve avere doti importanti, bisogna avere tanto spirito di sacrificio e serve qualcuno che crede in te. E tutto questo non è facile metterlo insieme”.

Nella tua carriera hai avuto tante persone che ti hanno girato intorno e che ti hanno aiutato a crescere e a diventare un campione. Scegli una solo di loro per un grazie.

“Non ho dubbi, la persona più cara è un bassanese, Alessandro Bordignon, presidente della Hawk Racing Club. Ha sempre creduto in me, facendo salti mortali anche quando non me ne rendevo conto. Non mi stancherò mai di ringraziarlo”.

Foto: Miki e il suo camion nel deserto; Miki al Sanremo nel 1985

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