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Marzia Caravelli, la saggezza della forza dello sport

Marzia Caravelli, la saggezza della forza dello sport

La storia di Marzia Caravelli, talentuosa ostacolista azzurra con natali a Pordenone e militanza a lungo nel Cus Cagliari, ora in Aeronautica Militare, 33 anni il prossimo 23 ottobre, è il paradigma dell'atletica italiana.

 Scriviamo questa nota mentre Marzia, ai mondiali indoor di Sopot, ha conquistato una fantastica semifinale nei 60 ostacoli a tre centesimi dal record italiano (7"97). Comunque vada il prosieguo del campionato iridato, è interessante scoprire la sua storia e le sue idee.

Per lunghi anni è rimasta una delle tante, non ci si è curati di lei. Ha lavorato duro, abbinando sport e lavoro, ed è arrivata ai vertici italiani in età matura (primo titolo italiano sugli ostacoli a 28 anni!) ma dimostrando un talento non comune. Di recente l'entrata in Aeronautica come giusto premio a una carriera da urlo, condita da record, titoli italiani, mondiali e Olimpiadi, quinta italiana di sempre sui 100 hs. Un'atleta che ha faticato spesso da sola, senza quel sussidio assistenziale che il sistema riconosce, con un'entrata nei corpi militari, a quelli che vogliono fare sul serio.

Riprendiamo qui un'intervista uscita nel 2012 nel sito queenatletica.it. Un messaggio a tutti quelli che hanno un sogno: inseguitelo, comunque sia, anche investendo e pagando di persona! Va sottolineato ancora che si tratta di opinioni espresse due anni fa, ma di grande attualità. Un distillato di saggezza e intelligenza.

A che età hai cominciato a praticare sport? E l'atletica?

"Ho iniziato a praticare sport da piccolissima: 4 anni, danza classica, e volevo diventare una ballerina, ma poi sono passata alla ginnastica ritmica, sport nel quale ho iniziato a confrontarmi con le gare, fino a che, troppo alta per questo sport, a 14 anni ho finalmente iniziato con l’atletica!".

Quante volte ti alleni in una settimana, e per quanto tempo?

"Mi alleno tutti i giorni dal lunedì al sabato e da quest’anno spesso anche la domenica. La durata dell’allenamento è di circa 2 ore, 2 ore e mezzo, quelle serali lasciate libere dagli impegni lavorativi. Anche se ultimamente mi sto concedendo qualche minuto di più".

Ti alleni da sola o hai dei compagni d'allenamento?

"Mi alleno con un meraviglioso, insostituibile, supersonico gruppo di ragazzi!! Sono felice di questa domanda, perché i miei compagni di allenamento sono stati parte fondamentale dei miei risultati. Sanno rendere piacevole tutto il tempo che trascorriamo assieme al campo, e da quando mi alleno con loro, ossia da marzo del 2009 non c’è stato giorno in cui io non sapessi che avrei trovato una battuta, un sorriso, un sostegno, e una mano! Il gruppo è molto eterogeneo, e non condividiamo tutti gli stessi lavori, però la serenità e la spensieratezza che si è creata al campo sono stati il vero primo motivo per cui ho ripreso ad allenarmi da quando avevo deciso di smettere. Molti di loro sono stati fondamentali durante questi anni e lo sono tutt’oggi, che c'è ancora molto da pedalare! Senza di loro tante prove lunghe sarebbero risultate molto più lunghe, indigeste e difficili! Approfitto per ringraziare pubblicamente Alessandro, Alessio, Giorgio e Oscar (rigorosamente in ordine alfabetico!) per avermi aiutata, tirata e spinta (!) in un’infinità di prove. Devo un grazie particolare anche a Lucia, grande mediatrice, a Loredana e a Claudio, insuperabile fotografo! Poi Elena e Andrea, le mie mascotte, e Giampi, Cristiano, Sara, Luca, Agnese, Federica, Cosimo, tutto il gruppo “tapasci”, tutto il gruppo “gallinelle”: “...siete fantastici, grazie per la pazienza che avete tutti con me!”.

Hai appena realizzato il record italiano dei 100hs, appartenuto per 18 anni a Carla Tuzzi. Dopo questo exploit come cambiano i tuoi obiettivi e le tue aspettative?

"I miei obiettivi non cambiano, perché il principale obiettivo stagionale era la qualificazione olimpica, che essendo fissata a 12”96 era inevitabilmente legata al record italiano. Averla conseguita presto mi permetterà di lavorare con serenità. Adesso mi aspetto ancora qualcosa da me stessa, ma preferisco che siano i fatti e non le parole a parlare".

Quali sono le tue passioni “extra atletica”?

"Sebbene tra atletica e lavoro non mi avanzi molto tempo, posso dire di aver la fortuna di fare un lavoro che mi appassiona: la lingua dei segni mi strega. Oltre a questa mi affascinano tutte le lingue straniere, vorrei un giorno impararne molte altre. Amo il cibo e la cucina, soprattutto la parte che prevede di... mangiare!! Poi libri, musica, mare e amici… passioni semplici, ordinarie, ma che scaldano il cuore".

Un consiglio ai ragazzi che volessero cominciare a frequentare la pista...

"Beh, consiglierei di non avere fretta, di non voler bruciare le tappe a tutti costi per raggiungere grandi risultati subito; è importante seguire un percorso di crescita e rispettarlo. Non essere un campione da giovane non preclude di togliersi qualche bella soddisfazione col tempo, premesso che essere un campione non è obbligatorio! L’atletica deve essere un piacere prima di ogni altra cosa!".

Ritornando all'ambito sportivo, quale credi che sia la tua qualità migliore? E il difetto più grande?

"Credo che in pista la mia qualità migliore siano i piedi, mentre il difetto più grande il fatto che perdo velocemente la forza. Poi c’è questa cosa della testa dura che non so se vada messa tra le qualità o tra i difetti".

Il rapporto col tuo allenatore sembra molto stretto ed intenso. Cosa ti ha dato in più, o di diverso rispetto alle precedenti esperienze con altri coach?

"Al mio allenatore, Marcello Ambrogi, devo praticamente tutto perché se non fosse stato per lui io sarei una ex atleta ormai da parecchi anni, e mi sarei persa tutto quello che è successo dal 2009 ad oggi (leggi: europei, mondiali, coppa Europa, record italiano e Olimpiadi, non è poco!). Dopo che per anni mi sono sempre sentita dire che non c’era posto per me nei gruppi sportivi perché evidentemente non si vedevano in me qualità da sviluppare, dopo che alcune persone mi hanno trattato con la sufficienza di un atleta senza tempo da investire nell’atletica e senza particolari qualità, quando le valutazioni su di me si limitavano al rapporto risultato/età, senza alcun tipo di approfondimento, quando conciliare lavoro e atletica e mantenersi lontano da casa era diventato difficile, ho deciso di dare retta a tutte queste voci, e ho gettato la spugna, ho lasciato l’atletica e per mesi l’ho guardata solo in tv. Poi un giorno, una chiacchierata con lui, che da quando ci siamo conosciuti ha sempre sostenuto, una voce fuori dal coro, che io fossi un atleta con delle qualità… E’ riuscito prima di tutto a farmi ritrovare gli stimoli per tornare al campo, è riuscito a farmi capire che un'atletica parallela ad una vita lavorativa era possibile se fatta con serenità, e senza angosce e assilli, ha saputo convincermi che il poco tempo che avevamo a disposizione sarebbe bastato. Lui che è un osteopata, che guarda la corsa e il corpo umano con occhi diversi ha saputo leggere le mie qualità e le mie debolezze, mi ha ripresa da zero, abbattuta e pure un po’ ingrassata, e senza fretta, ha fatto un lavoro nel tempo, ripartendo dalle basi, mi ha ricostruita muscolarmente, tecnicamente e mentalmente. Nel frattempo sono anche riuscita a diventare interprete di lingua dei segni e a fare un master post universitario, tutto questo perché con la serenità e l’empatia si può andare lontano! Lui ha la testa dura, ed io anche, a volte ci scontriamo ma non saremmo arrivati qui senza la determinazione. Io qualche volta ho vacillato, lui è sempre stato convinto di quello che avrei potuto fare. Voi non gli sareste altrettanto riconoscenti al posto mio?".

A differenza della maggior parte degli atleti d'élite italiani, tu non fai parte di un gruppo sportivo. Come concili l'allenamento di alto livello con i normali impegni quotidiani?

"Come ho detto prima sono i gruppi militari ad aver “non scelto” me… Con il mio allenatore, consapevoli dell’importanza del lavoro e della costruzione di un futuro, consapevoli del tempo di cui disponevamo, abbiamo impostato il lavoro sul tempo che avevamo a disposizione. Ci sono stati momenti in cui tenere i ritmi di lavoro/allenamento/tutto-il-resto, è stato particolarmente stancante, soprattutto se confrontato con le opportunità di molti altri atleti. Ho accumulato rabbia e voglia di rivalsa, e questa è stata tutta trasformata in energia sulla pista. Da quest’anno però ho la fortuna e il piacere di essere sponsorizzata e inserita in un progetto di sperimentazione delle Vibram Fivefingers, e questo mi ha permesso, adesso a pochi mesi dalle Olimpiadi, di allentare un po’ i ritmi a lavoro".

Ti dedichi a parecchie discipline diverse, dai 60hs ai 400 piani. Conti di strappare un altro record in qualche altra specialità?

"Volete sapere se farò mai un 400hs?!?!?! ……to be continued" (con sorrisetto).

Foto Fidal Colombo e starnostar.com

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